Yara e il suo assassino
il 26 novembre di quattro anni fa, Yara Gambirasio uscì dalla palestra, nella nebbia umida di Brembate di Sopra e non arrivò mai a casa dalla sua mamma che la aspettava. Aveva 13 anni , 3 numeri nel suo cellulare e la passione di fare la ginnasta.
La ritrovarono tre mesi dopo,nei rovi di un campo a Chignolo d’Isola, a trecento metri dalla sede del Centro che coordinava le ricerche : una povera cosa straziata che era stata una bambina piena di gioia.
Il 16 giugno 2014, hanno arrestato l’uomo il cui profilo genetico combacia con i reperti di Dna trovati sul povero corpicino, sulle mutandine. E’ Massimo Giuseppe Bossetti, muratore. Presunto assassino finché non ne verrà stabilita la colpevolezza. Vittima di un errore investigativo secondo i suoi legali, che contestano l’analisi dei reperti e che hanno scelto periti nuovi e di parte secondo i quali l’assassino di Yara sarebbe un mancino, mentre Giuseppe Bossetti è destrorso.
Yara Gambirasio morì sola,dicono i periti, nel buio di quel campo,morì delle ferite di coltello , di freddo ,di angoscia, morì forse sognando di essere salvata. O forse morì sperando di morire prima possibile, perché tutto quel dolore era troppo per il suo piccolo cuore.
E oggi, nel tempo mite di questo strano inverno, mi viene in mente Yara, la bambina che è entrata nelle nostre vite mentre fa una perfetta spaccata e ci sorride tutta fiera. La bambina che quattro anni fa ,in un inverno gelato, forse sorrise al suo assassino.
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niente penso… e tutto… da quella volta quando mia figlia esce tremo. ha cambiato la vita di noi genitori ciò che è accaduto alla piccina. trovate presto e al di là di ogni ragionevole dubbio, incastrate ilo colpevole.