Un sacco di plastica di nome Farzana
Non so come fosse il suo viso, ma so che Farzana Parveen era bellissima.
E’ un sacco di plastica grigia, adesso, Farzana.
Una piccola cosa raggomitolata , come un bambino dentro la pancia.
Intorno al sacco di plastica che adesso è Farzana ci sono le gambe e i piedi dei suoi massacratori.
Suo padre. Suo fratello. Un altro fratello. Zii.Cugini.
Tutti maschi. Come se le donne,in quella orrenda famiglia, non ci fossero.
Maschi che hanno ammazzato Farzana a colpi di mattoni strappati da un cantiere vicino al Tribunale di Lahore,dove Farzana Parveen stava entrando per testimoniare.
Farzana aveva 25 anni e era incinta di 3 mesi.
Aveva scelto di sposare l’uomo che amava.
Questa è stata la sua colpa.
Farzana stava andando a testimoniare a favore di suo marito.
La famiglia di lei l’aveva denunciato per rapimento, ma non era vero: Farzana Parveen andava dai giudici a testimoniare che era andata sposa di sua volontà e di sua scelta.
Per questi orrendi maschi di Lahore,Pakistan,per questa orrenda “famiglia”, la testimonianza di Farzana era un’onta,un disonore . Per l’”onore della famiglia” ,bisognava che lei venisse punita,lapidata come dice la tradizione.
Il fratello le ha sparato, l’ha mancata, Farzana ha cominciato a correre. E ha perso un sandalo. E’inciampata. I massacratori (padre,fratelli, zii, cugini) le sono piombati addosso e ciascuno l’ha massacrata a colpi di mattone.
E’ successo il 26 maggio 2014. Nel mondo globalizzato.
Accanto al sacco di plastica di nome Farzana, c’è,nelle foto della Agenzia Reuters, un sandaletto d’oro.
Io non sono capace di guardare quelle foto.
“Questi crimini continuano a causa della impunità di cui godono gli assassini” ha detto la Commissione di inchiesta pakistana.
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